Si intitola “La scuola della felicità” il libro di Enea Benedetto. 211 pagine suddivise tra introduzione, prefazione e sei step suddivisi in “Respira Keep Calm Take A Breath And…. Be Happy” – “La Fotografia della felicità” – “Misuriamo la felicità” – “Felicità vuol dire salute” – “Generare felicemente denaro” – “Felicità, ora e sempre, Felicità”. Si può considerare il decalogo per essere felici attraverso il metodo di conoscersi a fondo entrando all’interno del proprio io. E’ l’aiuto mentale e fisico che Enea Benedetto mette a disposizione di coloro i quali vogliono accostarsi a una sorta di corso dell’intrinseco, di quel mondo interiore di noi stessi che molte volte pensiamo di conoscere ma che invece ci accorgiamo di non sapere sfruttare neanche la minima parte delle nostre potenzialità naturali. In prefazione si legge la vita di questo personaggio scrittore per passione e per fare comunicazione, del quale conosciamo le peculiarità di un uomo davvero diverso dal comune senso del vivere, capace di andare controcorrente, distruggendo a suo modo tutto ciò che è stereotipato in un quotidiano che molte volte ci appiattisce senza farci conoscere quella felicità che vuol dire vivere, cogliere gli attimi con fiducia, senza mai farci spegnere lentamente come una candela. “Vedevo i miei genitori che erano spesso in difficoltà nonostante avessero fior di lauree e mi rendevo conto che loro non stavano vivendo la vita dei loro sogni e stavano trapiantando nel mio inconscio la loro infelicità e le loro eterne paure”. Così si legge all’interno della pagina di prefazione scritta da Enea Benedetto, in cui si evince tutto il senso di un libro che porta alla riflessione in modo delicato, senza la presunzione di volere insegnare a vivere a nessuno, ma, più semplicemente, volere narrare il proprio percorso di vita come suggerimento di come si possa farlo attraverso la felicità e la pienezza di sentirsi gratificati su tutto ciò che raggiungiamo, anche attraverso la realizzazione dei nostri sogni. “Quella era la scuola dell’infelicità” – continua Enea Benedetto – “Certo che studiavo e mi appassionavo pure alla Letteratura e alla Fisica, ma sentivo che quello che mi spiegavano i professori era una visione non completa del mondo. Anche i professori erano dei tristi figuri che insegnavano cose con pochissime applicazioni concrete. Nonostante questo arrivai a conseguire una discreta maturità scientifica, ma ero molto interessato al calcio, alla pallacanestro, al tennis e alle ragazze che alla noiosissima prassi accademica della scuola italiana. Mio padre avrebbe voluto che io facessi medicina, così sarei diventato medico come lui. A mia madre, invece, sarebbe piaciuto che io avessi vinto un concorso pubblico di quelli che aveva vinto lei trent’anni prima. Io, per accontentarli tutti, decisi di seguire il mio cuore e andai a Parigi a studiare Scienze Umane e l’Arte Circense, provando a declinare le mie passioni, senza trascurare una labile carriera calcistica in una seconda serie francese”. E continua così Enea Benedetto, addentrandosi sempre più nel suo excursus personale fatto di una narrazione che fa emergere il tratto di un ragazzo inizialmente tormentato sul capire chi era e che cosa volesse fare da grande, nella consapevolezza che cercare il raggiungimento dei suoi sogni significava conoscere la felicità. Già, quella stessa felicità che oggi ci suggerisce come ottenerla attraverso “La scuola della felicità”. Là dove per felicità s’intende vivere e non morire lentamente.
Salvino Cavallaro